giovedì 30 giugno 2011

Conclusioni del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2011



Per quanto riguarda la protezione internazionale, nelle Conclusioni del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno si trova scritto che:
  • Occorre monitorare costantemente il funzionamento di Frontex e delle altre agenzie per garantire che continuino ad aiutare efficacemente gli Stati membri nella gestione delle frontiere esterne, nella lotta contro l'immigrazione illegale e nella gestione dei rifugiati.
  • Il Consiglio europeo accoglie con favore l'estensione del progetto pilota su base volontaria per i beneficiari di protezione internazionale a Malta. Attende con interesse la comunicazione della Commissione sulla solidarietà all'interno dell'UE nel corso dell'anno.
  • I recenti sviluppi hanno messo a dura prova la politica europea di asilo. Sono necessarie procedure sicure ed efficaci in materia di asilo per coloro che hanno bisogno di protezione. Ciò richiede a sua volta che sia pienamente applicato l' acquis dell'UE in questo settore. È essenziale che il sistema europeo comune di asilo (CEAS) sia ultimato entro il 2012, sulla base di standard elevati di protezione combinati a procedure eque ed efficaci in grado di prevenire gli abusi e consentire un rapido esame delle domande di asilo al fine di garantire la sostenibilità del sistema. La recente presentazione da parte della Commissione di proposte di modifica della direttiva sulle procedure d'asilo e della direttiva sulle condizioni di accoglienza dovrebbe fornire una nuova base per l'avvio di negoziati su due importanti elementi del CEAS. Le modifiche non dovrebbero avere come risultato quello di incoraggiare la presentazione di domande infondate o di aumentare i costi complessivi per gli Stati membri.
Insomma, ancora una volta non si perde occasione per sottolineare come la principale preoccupazione sia sempre quella di combattere il c.d. "abuso" dei sistemi di asilo, vera e propria ossessione degli Stati membri fin dagli esordi della politica europea in questo campo.


Vai al testo delle proposte di modifica delle Direttive “Accoglienza" e "Procedure"

giovedì 16 giugno 2011

Rapporto del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa a seguito della visita a Malta dal 23 al 25 Marzo 2011




Il 9 Giugno è stato pubblicato il rapporto del Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg a seguito della sua visita a Malta e la risposta del governo maltese.
Nell'introduzione, il Commissario ricorda come dal 1998 alla fine di Marzo 2011 circa 13.500 persone sono arrivate a Malta via mare. Dalla metà del 2009 si è registrato tuttavia un forte calo degli arrivi e solo 27 persone sono arrivate a Malta in tutto il 2010
Poco dopo la visita del Commissario, alla fine di Marzo, circa 1.100 persone sono giunte a Malta in due settimane, in fuga dal conflitto in Libia. Secondo il Commissario, è chiaro che – a causa delle dimensioni di Malta e delle sue limitate capacità ricettive – c'è un forte bisogno di solidarietà a livello internazionale ed europeo, finora rimasto senza risposta.

Il rapporto si concentra poi su 3 aspetti: i) Accoglienza dei migranti, inclusi i richiedenti asilo; ii) Accesso alla protezione internazionale; iii) Soluzioni durature per i migranti a Malta.

i) Per quanto riguarda le condizioni di accoglienza, almeno in un primo momento il trattenimento è previsto per tutti, indiscriminatamente, incluse persone appartenenti a categorie vulnerabili. La legge in materia di immigrazione non prevede un limite alla detenzione amministrativa, anche se, dal 2005, le autorità maltesi hanno messo in pratica una politica per cui il periodo massimo di trattenimento è di 12 mesi per i richiedenti asilo (qualora non si arrivi ad una decisione entro questi termini) e di 18 per gli altri (o per i richiedenti asilo la cui domanda è stata respinta).

Il Commissario reputa questa politica non in linea con la CEDU e la giurisprudenza della Corte di Strasburgo, specialmente a seguito della sentenza Louled Massoud c. Malta. Il Commissario pertanto sollecita le autorità maltesi a riconsiderare la politica in materia di trattenimento e ad allinearla con la giurisprudenza della Corte EDU.

 

ii) Riguardo all'accesso alla protezione internazionale, il Commissario cita una serie di casi in cui Malta è stata coinvolta in operazioni a rischio per quanto riguarda il rispetto del principio di non-refoulement e ricorda il principio affermato dalla Corte EDU, per cui quando uno Stato esercita controllo effettivo, autorità o potere su cittadini stranieri salvati o intercettati in mare, quello Stato deve attenersi ai suoi obblighi internazionali (Medvedyev et al. c. Francia, Xhavara et 15 al. c. Italia e Albania), fra i quali quello di assicurare un effettivo accesso ad una procedura di asilo e quello di astenersi dal violare il principio di non-refoulement. Il rapporto sottolinea che Malta, fra 2006 e 2010, è stata il secondo fra i Paesi industrializzati come numero di domande di protezione internazionale per abitante, mantenendo una percentuale di riconoscimento dello status di rifugiato bassissima (0,85% nel 2009) mentre ben il 71% dei richiedenti (sempre nel 2009) si è visto riconoscere un'altra forma di protezione internazionale.

 

Il Commissario riconosce che le procedure d'asilo a Malta sono migliorate, i tempi di attesa si sono ridotti (a meno di 5 mesi) e nel 2010 la percentuale di riconoscimento dello status di rifugiato è aumentata. Tuttavia, una serie di problemi rimangono, soprattutto per quanto riguarda le motivazioni e l'efficacia dei ricorsi, la difficoltà per i richiedenti detenuti di procurarsi documentazione utile al proprio caso e di depositare un ricorso entro il termine di quindici giorni.



iii) La maggior parte dei migranti a Malta si sente in una sorta di limbo, priva di possibilità di costruirsi una nuova vita, e desidera spostarsi in altri Paesi europei. La soluzione più adatta è il reinsediamento. Tuttavia, nel 2010, meno di 250 persone sono state reinsediate in altri Paesi UE, mentre nello stesso periodo venivano re-inviati a Malta 560 richiedenti asilo a norma del “Regolamento Dublino II”.



La risposta del governo maltese è particolarmente dura. Il Commissario, si dice, fa generose raccomandazioni sul miglioramento delle condizioni di rifugiati, richiedenti asilo e immigrati irregolari, senza considerare i costi della loro attuazione, né valutare il loro impatto politico, sociale ed economico su Malta.

Circa la durata massima del trattenimento dei richiedenti protezione internazionale, il governo afferma che l'esame della domanda dura in media 6 mesi e dunque la maggior parte degli “autentici” richiedenti asilo è rilasciata entro questo termine, mentre il rilascio di persone appartenenti a categorie vulnerabili è ritardato solo in casi che necessitano verifica.



In generale, il governo ritiene che la politica di trattenimento contribuisce in maniera essenziale alla gestione ordinata della situazione, evitando di lasciare le persone senza alcun riparo e permettendo di identificare prontamente i bisogni e le priorità. Le risoluzioni del Consiglio d'Europa sulle alternative al trattenimento, sottolinea ancora il governo, non sono vincolanti e, per di più, sono del tutto irrealistiche nella situazione di Malta.

Circa le operazioni in mare, la risposta del governo si limita a dire che le autorità maltesi hanno sempre rispettato i propri obblighi internazionali, incluso nei casi citati dal Commissario.
 

 

domenica 12 giugno 2011

Conclusioni del Consiglio GAI del 9 e 10 giugno 2011

 

Il Consiglio GAI riunitosi il 9 e 10 giugno 2011 ha adottato alcune conclusioni in tema di protezione internazionale. In particolare il Consiglio:


• si impegna a stabilire entro il 2012 il Sistema europeo comune di asilo che offra un alto livello di protezione basato su procedure eque ed efficaci e che al tempo stesso prevenga il deliberato abuso dei sistemi di asilo degli Stati Membri;

• si felicita dell'inaugurazione dell'Ufficio europeo di supporto per l'asilo che dovrà svolgere un ruolo chiave nel rafforzare la cooperazione pratica, allineando le pratiche degli Stati e rinforzando le loro capacità e fornendo supporto operativo in caso di pressione particolare sui sistemi di asilo;

• ricorda l'impegno a rafforzare la dimensione esterna della politica di asilo dell'Unione, sottolinea l'importanza dei Programmi di Protezione Regionale a questo scopo e si felicita dell'intenzione della Commissione di avviare un PPR in Nord Africa, che comprenda Egitto, Tunisia e Libia. Il Consiglio sottolinea l'importanza di assistere altri Stati stranieri a sviluppare la loro capacità di offrire protezione;

• sottolinea che l'uso strategico del resettlement su base volontaria dovrebbe essere ulteriormente esaminato.



Vai alle Conclusioni del Consiglio GAI del 9 e 10 giugno 2011
Vai al testo del Regolamento che istituisce l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo
Vai alla Comunicazione sull'istituzione di un Programma comune di reinsediamento UE


mercoledì 8 giugno 2011

Rapporto sulla procedura di asilo e le condizioni di accoglienza in Italia

A seguito di due visite realizzate in Italia fra settembre e dicembre 2010 (in particolare a Roma, Torino e Milano), il Consiglio Svizzero per i Rifugiati e l'organizzazione di sostegno legale norvegese Juss-Buss hanno pubblicato un rapporto sulla procedura di asilo e le condizioni di accoglienza in Italia. Le ragioni che hanno spinto le organizzazioni a scrivere questo monitoraggio risiedono nel fatto che, benché né Svizzera né Norvegia siano Stati Membri UE, entrambi sono membri associati per quanto riguarda gli accordi di Schengen e di Dublino e la stragrande maggioranza dei richiedenti asilo che arrivano tanto in Norvegia quanto in Svizzera ha precedentemente transitato per l'Italia.
Queste le principali criticità individuate: 
  • i problemi più seri sorgono per coloro che sono titolari di protezione internazionale, la maggior parte dei quali è “messa in strada”, con un permesso di soggiorno che abilita al lavoro ma che è “inutile, poiché essi non sono in posizione di trovar[lo]”;
  • riguardo allo SPRAR, a dicembre 2010, appena 103 Comuni italiani su 8.094 facevano parte della rete nazionale e che la volontarietà su cui il sistema si basa è probabilmente la causa di questa scarsa partecipazione;
  • molte persone vulnerabili vivono in estrema povertà, in condizioni disumane, senza nessuna prospettiva di migliorare la propria condizione di vita.  
Il rapporto conclude che “gli standard italiani sono ben al di sotto degli standard dell'acquis europeo in materia di asilo sotto diversi punti di vista.
Di conseguenza, uno Stato che consideri di rinviare un richiedente asilo in Italia in ossequio al Sistema di Dublino è obbligato a valutare attentamente le condizioni che il richiedente asilo vi incontrerà dopo il trasferimento.

sabato 4 giugno 2011

Nuove proposte di rifusione Direttive Accoglienza e Procedure



Il 1^ giugno la Commissione ha presentato due nuove proposte di rifusione delle Direttive Accoglienza e Procedure, dopo che i negoziati sulle precedenti proposte si era infilato in un vicolo cieco. L'adozione dei testi definitivi è prevista entro il 2012. 
Le nuove proposte presentano, come è ovvio, alcune modifiche in senso restrittivo dei testi e concedono agli Stati una maggiore flessibilità. Ciò era probabilmente inevitabile, visto lo stallo dei negoziati, ma certo non contribuisce alla costruzione di un Sistema europeo comune di asilo.

Alcuni rapidi cenni in attesa di analisi più approfondite. 
La nuova proposta di Direttiva Accoglienza prevede la possibilità di trattenere i richiedenti asilo minori non accompagnati (seppur solo in circostanze particolarmente eccezionali) che era stata eliminata dalla proposta precedente. Ancora, la proposta che le conseguenze sulla salute delle persone vulnerabili in caso di trattenimento fossero accertate da un professionista qualificato è stata eliminata.

La nuova proposta di Direttiva Procedure ammorbidisce gli obblighi per gli Stati di fornire servizi di interpretariato in zone di frontiera e nei centri di trattenimento per migranti. Inoltre, non è più previsto l'obbligo per gli Stati di garantire il diritto all'assistenza e alla rappresentanza legali a spese dello Stato già in prima istanza
Anche l'obbligo di registrare la domanda entro 72 ore dall'espressione di volontà del richiedente asilo è stato leggermente ammorbidito con la previsione di un possibile ampliamento del termine a 7 giorni, in caso di numero elevato di richieste.

Per un elenco completo delle modifiche apportate alle proposte precedenti, si raccomanda la lettura dei corrispondenti documenti della Commissione annessi alle nuove proposte. Si trovano qui e qui (en) 


Vai alla proposta modificata di rifusione della Direttiva Accoglienza
Vai alla proposta modificata di rifusione della Direttiva Procedure

venerdì 3 giugno 2011

Visti Schengen - Proposta per modificare il Regolamento del Consiglio (CE) 539/2001


La Commissione ha presentato una proposta per la modifica del Regolamento (CE) n° 539/2001 del Consiglio del 15 marzo 2001 che adotta l'elenco dei Paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei Paesi terzi i cui cittadini sono esentati da tale obbligo. 
 
Tale Regolamento è rilevante ai fini della protezione internazionale in quanto tutti i Paesi di origine della maggior parte dei richiedenti asilo in UE sono inseriti all'interno della c.d. “lista nera”, cioè la lista di quei Paesi i cui cittadini devono possedere un visto per entrare nell'area Schengen. 
Questo fatto, combinato con le misure nei confronti dei vettori (che sanzionano coloro che trasportano verso gli Stati Membri persone prive dei necessari documenti per entrare), fa sì che per coloro che intendano raggiungere l'Unione europea per chiedere protezione non restino altre vie che l'ingresso irregolare.

In sostanza, è chiaro, stiamo parlando del più potente mezzo usato dagli Stati per impedire l'ingresso di migranti e richiedenti asilo nel loro territorio.

La proposta della Commissione, tuttavia, non intacca minimamente questo aspetto (non avrebbe del resto avuto grande seguito presso il Consiglio....), concentrandosi invece soprattutto sulla possibilità di reintrodurre temporaneamente l'obbligo di visto per uno o più Paesi attualmente nella c.d. “lista bianca”, in caso di situazioni di emergenza. 
 
La reintroduzione dell'obbligo di visto non sarebbe automatica, ma a seguito di una valutazione e decisione della Commissione. Fra le cause che possono portare all'attivazione di questa “clausola di salvaguardia”, secondo la proposta della Commissione, vi è anche un improvviso aumento di almeno il 50% in un periodo di sei mesi (paragonato con il precedente semestre) del numero di domande di asilo presentate dai cittadini del paese terzo in questione e per cui il tasso di accoglimento è stato inferiore al 3% durante il precedente semestre. 

Benché la proposta non sia ovviamente diretta in maniera specifica verso un Paese terzo, è probabile che gli estensori avessero in mente i Paesi dei Balcani occidentali recentemente spostati dalla “lista nera” alla “lista bianca”. 
Nei confronti di questa liberalizzazione dei visti si sono infatti sollevate nei mesi scorsi diverse polemiche, soprattutto per l’incremento delle domande di asilo presentate da cittadini serbi, con esito negativo in prima istanza per la quasi totalità.

Un'altra modifica che rileva ai fini della protezione internazionale riguarda Regno Unito e Irlanda e deriva direttamente dal fatto che questi due Stati non partecipano alla cooperazione Schengen e dunque non sono vincolate dal Regolamento in questione. La proposta mira a colmare la lacuna, stabilendo che gli altri Stati Membri possono decidere su base individuale se richiedere o meno un visto ai rifugiati riconosciuti e agli apolidi residenti nel Regno Unito o in Irlanda e che volessero entrare nell'area Schengen.


giovedì 2 giugno 2011

Frontex Risk Analysis 2011




L'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione Europea (Agenzia Frontex) ha pubblicato il suo annuale rapporto "Risk Analysis 2011"
 
Il rapporto sottolinea come il numero di persone intercettate mentre tentavano di attraversare irregolarmente una frontiera terrestre o marittima nel corso del 2010 sia rimasto pressoché identico rispetto al 2009: 104.049. 
In particolare, la migrazione irregolare attraverso le rotte del Mediterraneo occidentale continua a calare, mentre al confine fra Turchia e Grecia si è registrato un forte aumento degli intercettamenti, soprattutto di cittadini di Albania, Afghanistan, Algeria, Somalia. A seguito di questo incremento, nel novembre 2010 è stato per la prima volta dispiegato un team RABIT (Rapid Border Intervention Team), composto da 191 ufficiali di tutti gli Stati membri e Stati associati a Schengen. 
 
Quanto ai rifiuti di ingresso alla frontiera, il totale – in leggero calo rispetto al 2009 – è stato di 108.500. Il maggior numero di ingressi rifiutati si è verificato nei confronti di cittadini ucraini, soprattutto alla frontiera tra Polonia e Ucraina che è "uno dei più affollati confini esterni dell'Unione". I cittadini serbi sono al secondo posto fra le nazionalità cui è stato rifiutato l'ingresso, in seguito all'eliminazione dell'obbligo di visto nei confronti dei cittadini dei Paesi del Balcani occidentali. I brasiliani sono invece i più frequentemente respinti ai confini aeroportuali, soprattutto all'aeroporto di Madrid Barajas. 
 
Il rapporto avverte poi dei possibili cambiamenti tra 2011 e 2012 (con il possibile ingresso, non prima dell'autunno 2011, di Romania e Bulgaria nell'area Schengen e, non prima di metà 2012, della Croazia nell'UE), passa in rassegna i principali fattori economici, giuridici, geopolitici che sono attualmente alla base delle migrazioni irregolari verso l'UE e fornisce un ampio allegato statistico.

Il rapporto è rilevante ai fini della protezione internazionale, in quanto dalle statistiche si evince come buona parte dei “migranti irregolari” intercettati mentre cercano di entrare nel territorio UE provengano da Paesi di origine di molti richiedenti protezione internazionale in Europa (soprattutto Afghanistan, Somalia, Iraq). Questo parallelismo non viene tuttavia evidenziato nel rapporto, dove invece il numero delle domande di asilo compare fra i sei “indicatori chiave” dell'immigrazione irregolare e grande rilevanza è data al c.d. abuso della richiesta di protezione internazionale, soprattutto da parte dei cittadini di Serbia e (in misura inferiore) Macedonia a seguito della liberalizzazione dei visti nei loro confronti.



Comunicazione della Commissione: “Dialogo con i Paesi del Sud del Mediterraneo per la migrazione, la mobilità, la sicurezza”



Il 24 maggio la Commissione ha pubblicato una Comunicazione dal titolo “Dialogo con i Paesi del Sud del Mediterraneo per la migrazione, la mobilità, la sicurezza”. La comunicazione, che riprende una precedente Comunicazione sulla migrazione del 4 maggio, espone da un lato quanto l'UE ha fatto per rispondere alle sfide dettate dagli eventi in Nord Africa e, dall'altro, le misure di corto, medio e lungo periodo che la Commissione suggerisce per il futuro. 
 
Nel campo della protezione internazionale, la Comunicazione ricorda che (punto 2) “Per poter far fronte tempestivamente al problema dei flussi migratori irregolari e misti attraverso il Mediterraneo centrale, FRONTEX, con l’aiuto di diversi Stati membri, ha avviato l’operazione congiunta "EPN Hermes Extension 2011", diretta ad aiutare l’Italia a tenere sotto controllo gli sbarchi di migranti e di rifugiati”.

Inoltre, la Commissione ha messo a disposizione ulteriori 25 Milioni di euro per il 2011 all'interno del Fondo per le Frontiere Esterne e del Fondo Europeo Rifugiati; questi fondi sono disponibili su richiesta degli Stati Membri. Il supporto agli Stati più esposti dovrebbe però andare oltre l'assistenza economica: la Commissione ha già proposto diverse misure che dovrebbero essere considerate attentamente e con urgenza. Fra queste, “l'eventuale invio negli Stati membri più coinvolti, su loro richiesta, di squadre di sostegno dell'EASO (Ufficio europeo di sostegno per l'asilo), con il compito di aiutare le autorità nazionali a esaminare le domande d’asilo e di offrire loro un’assistenza iniziale. […] Gli Stati membri dovrebbero mostrarsi tra loro solidali affiancando alle squadre EASO i loro esperti in materia di asilo politico e accettando che alcuni rifugiati che beneficiano di protezione internazionale vengano trasferiti nel loro territorio."
 


mercoledì 1 giugno 2011

Status di soggiornante di lungo periodo accessibile anche ai beneficiari di protezione internazionale – approvazione della Direttiva 2011/51/UE


L'11 Maggio 2011 il Parlamento europeo e il Consiglio hanno approvato una Direttiva (2011/51/UE) che modifica la Direttiva 2003/109/CE del Consiglio del 25 novembre 2003, relativa allo status dei cittadini di paesi terzi che siano soggiornanti di lungo periodo, estendendone l'applicazione ai beneficiari di protezione internazionale. La Direttiva 2003/109 escludeva infatti espressamente dal suo ambito di applicazione i cittadini stranieri richiedenti o titolari dello status di protezione sussidiaria o status di rifugiato.



La Direttiva 2011/51 interviene sull'art. 3 della 2003/109, sostituendo i paragrafi c) e d) in maniera che rimangano ora esclusi solo i richiedenti protezione internazionale e le persone autorizzate a rimanere sul territorio di uno Stato Membro sulla base di una protezione diversa dalla protezione internazionale (o che hanno richiesto tale autorizzazione).

 

Quanto al periodo di residenza utile al calcolo dei cinque anni necessari per ottenere lo status di soggiornante di lungo periodo, l'art. 4 della Direttiva 2003/109 così come modificata prevede ora che sia presa in considerazione almeno metà del periodo fra la data della domanda di protezione internazionale e quella del rilascio del permesso di soggiorno ai sensi dell'art. 24 della "Direttiva Qualifiche" (= pds per status di rifugiato o di protezione sussidiaria). Se tale lasso di tempo supera i 18 mesi, esso sarà preso in considerazione per intero.

 

Sono poi previste garanzie per i beneficiari di protezione internazionale che, dopo aver ottenuto lo status di soggiornante di lungo periodo, si spostano in altri Paesi. Ad esempio, per quanto riguarda i diritti e benefici (che non possono essere inferiori a quanto previsto nella "Direttiva Qualifiche"), o la protezione in caso di espulsione (in sostanza lo Stato che decide di espellere deve consultare lo Stato che ha riconosciuto la protezione internazionale e quest'ultimo deve riammetterlo).

 

Gli Stati Membri dovranno recepire le previsioni della Direttiva 2011/51/UE entro il 20 maggio 2013. 



Un grande passo?

Certo, l'esclusione dei beneficiari di protezione internazionale dalla possibilità di ottenere lo status di soggiornante di lungo periodo non era motivata.

Tuttavia, per quanto questa misura sia benvenuta, è lecito nutrire dei dubbi sul fatto che "la prospettiva di ottenere lo status di soggiornante di lungo periodo in uno Stato membro dopo un certo lasso di tempo [sia] un elemento importante per la piena integrazione dei beneficiari di protezione internazionale nello Stato membro in cui soggiornano" (considerando 2 Direttiva 2011/51/UE). 
In fin dei conti, l'idea di dover comunque aspettare 5 anni prima di ottenere lo status e dunque di poter risiedere in altri Stati membri per periodi superiori a 3 mesi non ci pare rappresentare, di per sé, una straordinaria spinta per l'integrazione..




NB: Regno Unito, Irlanda e Danimarca non sono vincolate dalle norme della Direttiva, in virtù dei rispettivi Protocolli annessi ai Trattati dell’UE. La Direttiva non copre (anzi, espressamente esclude dal suo ambito di applicazione) l'aspetto del trasferimento di responsabilità per la protezione internazionale, che dunque continua ad essere regolato dagli strumenti internazionali esistenti.




Vai al testo della Direttiva 2011/51/UE
Vai al testo della "Direttiva Qualifiche"


Comunicazione della Commissione: “Relazione annuale sull'immigrazione e l'asilo” (2010)



 
Il 24 maggio la Commissione ha pubblicato la seconda Relazione annuale sull'immigrazione e l'asilo. Il rapporto (assieme all'allegato – e più esteso – Documento di Lavoro dello staff della Commissione) copre gli sviluppi durante il 2010 nell'attuazione del “Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo”, adottato nel 2008 dal Consiglio europeo su indicazione del Presidente francese Sarkozy, nonché le corrispondenti priorità contenute nel “Programma di Stoccolma”, adottato dal Consiglio europeo nel 2009 sotto la presidenza svedese.


Il rapporto si basa principalmente su informazioni fornite dagli Stati membri. 
Per quanto riguarda la protezione internazionale, il punto 2 del rapporto presenta i principali dati Eurostat relativi alle domande di asilo nei paesi UE e riconosce che “l’iter legislativo ha proceduto a rilento e con difficoltà nel 2010.” 

A parte l'accordo raggiunto sull'estensione dell'ambito di applicazione della Direttiva sui soggiornanti di lungo periodo ai beneficiari di protezione internazionale, e certi progressi nella negoziazione dei Regolamenti Dublino e Eurodac, così come della “Direttiva Qualifiche”, la discussione sulla modifica delle Direttive “Accoglienza” e “Procedure” è in una fase di stallo.

Altri punti toccati dal rapporto sono:


1. un progetto pilota per il trasferimento da Malta verso altri 10 Stati Membri di circa 250 beneficiari di protezione internazionale;

2. il fatto che la Grecia ha avviato una completa revisione del suo sistema di asilo e immigrazione con il supporto di altri Stati membri, dell'UNHCR e dell'Ufficio europeo di supporto per l'asilo;

3. gli esistenti Programmi di Protezione Regionale in Tanzania ed Europa dell'Est sono continuati mentre in settembre un nuovo PPR si è avviato, in collaborazione con l'UNHCR, nel Corno d'Africa; il lavoro è avanzato anche per quanto riguarda lo sviluppo di un altro PPR nel nord Africa (Egitto, Libia e Tunisia)

4. i negoziati sulla creazione di un programma comune di reinsediamento UE devono giungere a conclusione positivamente: il Parlamento europeo ed il Consiglio devono raggiungere un accordo sulla proposta della Commissione a proposito.

Il Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo e il Programma di Stoccolma contengono anche l'esplicita richiesta che il rafforzamento dei controlli ai confini esterni dell'Unione non impediscano l'accesso ai sistemi di protezione da parte di coloro che hanno titolo per beneficiarne. Questo aspetto è appena sfiorato dalla Relazione annuale della Commissione che si limita a sottolineare (parte III del rapporto) che la politica di immigrazione dell'UE deve essere “equa e i diritti umani devono essere rispettati”.




Vai al testo della Relazione annuale sull'immigrazione e l'asilo (2010)
Val al testo del Documento di Lavoro dello Staff della Commissione che accompagna la Relazione annuale sull'immigrazione e l'asilo (2010) (en)
Vai al rapporto Eurostat Domande di asilo nei Paesi UE nel 2010 (en)
Vai alla Comunicazione della Commissione sull'istituzione di un Programma comune di reinsediamento UE



 

Comunicazione della Commissione: “Comunicazione sulla migrazione”

 

 

Il 4 maggio 2011 la Commissione europea ha pubblicato una Comunicazione intitolata “Comunicazione sulla migrazione a seguito degli eventi nella sponda Sud del Mediterraneo e ai movimenti forzati di centinaia di migliaia di persone. Per quanto riguarda la protezione internazionale, il capitolo 4 della Comunicazione ricorda che:

  1. uno dei principali obiettivi del Sistema europeo comune di asilo è quello di ridurre la grande divergenza nell'esito delle domande di asilo presentate nei diversi paesi UE e di assicurare un insieme comune di diritti procedurali e sostanziali nel pieno rispetto della Convenzione di Ginevra del 1951 e di altri obblighi internazionali;
  2. la Commissione, nell'obiettivo di completare il Sistema europeo comune di asilo entro la scadenza del 2012, proporrà a breve nuove (modificate) proposte per le Direttive “Accoglienza” e "Procedure”; occorre inoltre raggiungere un accordo sulla revisione del Regolamento Dublino, che includa un meccanismo di emergenza da utilizzare (come ultima risorsa) in caso di pressioni migratorie eccezionali, e del sistema Eurodac;
  3. l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo diventerà pienamente operativo a partire da Giugno 2011 e la sua attività aumenterà la fiducia e la cooperazione fra i partner europei;
  4. la solidarietà e la cooperazione sono importanti anche nei confronti dei paesi terzi: i Programmi di Protezione Regionali devono continuare ad essere implementati, combinando dialogo e supporto per migliorare nei paesi terzi i sistemi di asilo nazionali, l'accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati, le misure di rimpatrio e di reinsediamento. Proprio il reinsediamento deve diventare parte integrante della politica europea di asilo, ma nel 2010 appena 5.000 rifugiati sono stati reinsediati nell'UE mentre nello stesso anno 75.000 venivano reinsediati negli Stati Uniti.


Vai al testo delle proposte di modifica delle Direttive “Accoglienza” e “Procedure
Vai al testo delle proposte di modifica dei Regolamenti Dublino II e Eurodac